La maggior parte dei neo-proprietari che iniziano a relazionarsi con un cucciolo, lo individuano come entità a sé stante a partire dai due mesi di vita, cioè a partire dal momento dell’adozione.
Quando chiedo a un cliente di parlarmi del suo cucciolo, mi sento rispondere sempre la stessa cosa, cioè che il cane è arrivato a casa a sessanta giorni di vita e da lì inizia la narrazione.
Inoltre, nella mia esperienza di allevatore, mai mi è capitato che una persona mi chiedesse foto dei cuccioli o mi facesse domande su di loro prima della decisione di adottarne uno.
È come se l’adozione di un cane fosse un’esperienza del tutto egoistica: il cucciolo acquisisce valore solo nel momento in cui diventa proprietà della persona che lo adotta, e la sua vita si realizza da quel momento in avanti. Non si considera affatto che, per quanto neo-nato e per quanto poco sia stato fino a quel momento il suo vissuto, questo tuttavia costituisca già una base di partenza imprescindibile, che consta di una specifica filogenesi, che preesiste a, e coesiste, con quella che diventerà la sua ontogenesi: un neo-nato è già un’entità in sé. Per non menzionare l’epigenesi, che non viene mai nemmeno considerata.
È come se l’adozione di un cane fosse un’esperienza del tutto egoistica. Il cucciolo acquisisce valore solo dal momento in cui diventa proprietà della persona che lo adotta
L’adottante è convinto che le cose importanti avvengano dall’adozione in avanti.
Nel mio lavoro di ricerca e di riflessione, ho quindi delineato quelli che, a mio parere, sono alcuni tasselli tanto importanti quanto trascurati.
Questi tasselli costituiscono l’obiettivo dell’allevamento cognitivo zooantropologico, e possono essere individuati nei punti che andremo ora a esaminare.
Un argomento capitale riguarda la relazione: un allevatore e un educatore cinofilo professionali e scrupolosi dovrebbero tenere conto delle caratteristiche delle varie razze per abbinarle ai profili personali più adatti.
Questo discorso è fondamentale anche per quanto riguarda le adozioni effettuate all’interno dei canili, dato il numero di cani in età evolutiva presenti in queste strutture e, fra di loro, l’altissimo numero di soggetti deprivati che vi ritroviamo. Ad esempio, molte persone non sono affatto adatte a crescere ed educare un cucciolo; diventa dunque doveroso essere in grado di abbinare un soggetto alla persona più adatto a lui. Se è errato il pensiero diffuso che valuta il soggetto a partire dal momento in cui entra nella nuova casa, è da sottolineare poi che uno scrupoloso lavoro di prevenzione nel pieno rispetto del cane inizia molto prima della gravidanza stessa: inizia al momento dell’introduzione dei genitori, nell’espressione delle motivazioni di corteggiamento, dell’agio che i cani possono trovare nella fase di accoppiamento.
Ma ancor prima di questo momento, va considerata la filogenesi dei genitori stessi. In pratica, occorre operare una scelta accurata dei cani per la riproduzione.
Ovviamente, non si può basare tale scelta esclusivamente sulla gradevolezza estetica, senza tenere conto delle peculiarità caratteriali e delle attitudini individuali.
È importante scegliere dei soggetti che abbiano una marcata attitudine al lavoro in linea con la vocazione di razza, poiché una spiccata attitudine, unita ad una selezione su base caratteriale, andrà a costituire un terreno solido su cui edificare uno sviluppo equilibrato dell’individuo.
E poi va considerato il campo espressivo della madre: è dovere del proprietario della femmina informarsi riguardo ai suoi comportamenti, per evitare errori e danni nella gestione di alcune circostanze.
Se si sono rispettati tutti i criteri che abbiamo appena visto, dunque, se la madre è competente, è importante lasciarla fare, lasciare che agisca in autonomia, perché sceglierà il comportamento giusto da tenere con i cuccioli nelle diverse circostanze.
Occorre poi facilitare la socializzazione dei cuccioli, dare loro massima possibilità di esplorare, di conoscere il mondo, perché possano entrare nella loro nuova futura casa con un bagaglio già nutrito di esperienze.
Dobbiamo saper coadiuvare le mancanze o la stanchezza della madre nella gestione della cucciolata: a seconda del numero di cuccioli, sarà più o meno affaticata, quindi è fondamentale che riceva supporto esterno da altri cani.
La madre non va isolata, ma deve poter continuare a vivere la socialità con gli altri cani, altro aspetto, questo, tanto importante quanto negletto.
Se è vero che gli eventuali danni occorsi in questi tre mesi saranno quasi del tutto risolvibili, è anche vero che, talvolta, le circostanze problematiche diventano condizionanti. Sia chiaro che un cane strappato prematuramente alla madre, un cane con una madre incompetente, un cane socializzato con nulla se non con un box o un pezzettino di prato corrispondono ad altrettante situazioni che daranno adito a problemi peculiari.
I disagi che si palesano al momento dell’adozione sono sempre riconducibili a ciò che è già successo prima
Due importanti figure di riferimento al centro delle parti, tra la fragilità di un cucciolo che ha già cominciato a vivere con tutta la sua vulnerabile curiosità e una famiglia che imparerà a crescere con lui, accettando consapevolmente la sfida di un nuovo cammino, mettendosi in discussione ogni giorno per entrare in una nuova magnifica dimensione dove le differenze uniscono in un’unica linea di esistenza, alla fine del percorso, come tra cielo e terra.